

I ragazzi di terza e seconda media hanno incontrato nella mattinata di mercoledì 26 marzo John, un ragazzo di 25 anni originario della Sierra Leone.
John inizia il suo intervento raccontando di quando a 9 anni vede dalla finestra della sua scuola la sua casa bruciare con dentro i suoi parenti spinti a forza da un gruppo di ribelli giunti nel suo villaggio. Parla con nostalgia della sua bella terra, ricca di cacao, caffè, oro e diamanti. Sono beni che fanno gola ai “signori della guerra ” delle due fazioni politiche che da anni lottano per il potere spargendo sangue e perpetuando la pratica tremenda delle mutilazioni degli arti. John ci parla con voce rotta dall'emozione della fuga con il fratello e dell'incontro con quegli stessi gruppi di ribelli che hanno sterminato tutta la sua famiglia. Assiste a barbarie di ogni genere e sotto l'effetto della droga anche lui viene obbligato ad uccidere e a mutilare. Ci confida il grande peso che ha sul cuore: aver ucciso parecchi uomini e aver tagliato la mano al suo migliore amico che lo implorava di risparmiarlo. Per questi orrori ci confida che ogni giorno egli chiede perdono al Signore.
I suoi occhi malinconici parlano più delle sue parole quando passa a narrare l'epopea della fuga verso la Libia attraverso il deserto. Due settimane appollaiato sul tetto di un camion di contrabbandieri. Unici beni in suo possesso due pezzi di pane e la Bibbia. E quando un ragazzo gli chiede cosa sia stato a dargli la forza di sopportare tutto ciò lui risponde prontamente parlando della lettura quotidiana proprio della Bibbia. E poi dalla Libia a Lampedusa a bordo di una barca condivisa con numerosi altri fratelli di disperazione. E a bordo ancora orrore: assiste alla morte di alcuni compagni d viaggio buttati in mare per alleggerire l'imbarcazione.
I ragazzi di terza e seconda media hanno incontrato nella mattinata di...
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